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RISTRUTTURAZIONE A BOLOGNA
Siamo entrati la prima volta in questa casa senza mai trovarla … dalla porta d’ingresso si accedeva in un corridoio che isolava dal mondo, l’abbiamo percorso alla ricerca di uno “spazio domestico”, nascosto ora in un soggiorno troppo simile a una camera, ora in una cucina troppo simile a un soggiorno, ora in un bagno troppo lungo e stretto per essere vissuto come spazio terapeutico della propria intimità.
​Attraverso le parole, i racconti, le memorie della famiglia abbiamo reinterpretato gli spazi della casa, aprendola alla luce e all’incontro, così il soggiorno-ingresso diviene il luogo dell’accoglienza che dialoga con lo spazio esterno, enfatizzato dall’affaccio diretto sul verde.
Nel gesto radicale di apertura alla luce e al mondo, un segno sottile sulla parete racconta lo skyline della “città delle torri” divenendo incisione lungo un pannello di legno che incuriosisce il visitatore e disvela lo spazio più intimo e privato delle camere da letto e dei bagni.
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Ancora una volta i bagni divengono i luoghi in cui l’architetto interpreta i sogni del committente, dando vita agli spazi del desiderio. Il piccolo bagno senza finestre, restituisce l’ambiente intimo e accogliente di una sorta di hammam domestico: il mosaico luminoso sul fondo riflette luci soffuse e radenti, che accarezzano pareti color corda su cui grandi lastre di pietra rendono geometrico lo spazio e si incastrano con i piani di legno della panca per la doccia e del piano d’appoggio del lavabo a conca, la doccia a pioggia semplicemente ricavata lungo una porzione del bagno è protetta da un vetro trasparente accolto nelle fessure della pietra.
Il bagno patronale costretto dalle strette pareti portanti, di colpo si libera in una spazialità nuova grazie all’idea originale e funzionale di orientare la vasca, disegnata come un’antica tinozza di pietra, in posizione disassata rispetto alle pareti e avvolta da una panca in legno che diviene piano d’appoggio dei profondi lavabi a catino. La panca bassa, i catini, la vasca, costringono a una nuova gestualità, a un approccio diverso all’ambiente bagno dando vita a uno spazio terapeutico in cui l’acqua è elemento centrale che riporta a uno stato di benessere emozionale. Grandi lastre di pietra anche in questo bagno segnano le pareti e il pavimento, riflesse dal lungo e profondo specchio tagliato per incontrarsi con la pietra e con le mensole porta salviette che si raddoppiano nel suo riflesso.
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Il segno progettuale ha interessato anche il disegno di una madia in legno su cui il tavolato del pavimento ritorna ad accostarsi al bianco del rovere verniciato, trasformandosi in cassetti e vani contenitori; sulla stessa parete un quadro scultoreo in rovere cela il citofono e viene attraversato dallo skyline il cui segno continua come traccia dell’architetto lungo la parete.